III Domenica di Pasqua


Dal Vangelo SECONDO Giovanni (24,13-35)

Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

E’ PROPRIO LUI, E’ IL SIGNORE!

Il vangelo di oggi narra l’episodio dei due discepoli che sono in cammino verso Emmaus e non nascondono la delusione per come pensano sia finita la vicenda di Colui nel quale avevano riposto le loro speranze. Ancora non capiscono che il loro occasionale compagno di viaggio è proprio Gesù, vivo dopo essere stato crocifisso e sepolto; lo riconoscono soltanto quando, fermatisi a cena, egli ripete i gesti e le parole della Cena che ha preceduto la sua passione: l’ultima cena. Prima la Scrittura, poi quel Pane spezzato e dato a nutrimento spirituale: qui si trovano i tratti salienti della liturgia della Parola e della liturgia eucaristica, lasciata ai suoi amici da rinnovare per sempre. “Fate questo in memoria di me”, aveva comandato, e mai altro comando è stato da due millenni così puntualmente eseguito. Può lasciare sconcertati il fatto che i due viandanti, così come è avvenuto per tutti coloro cui Gesù si è manifestato dopo essere risuscitato, subito non riconoscano Colui di cui pure sono stati discepoli. Con ogni evidenza, il Risorto è quello di prima, ma non esattamente uguale a prima; non è come Lazzaro, che dopo la sepoltura ha ripreso la vita precedente, e in seguito è morto; il Risorto presenta un aspetto diverso, compare e scompare all’improvviso, ma non è un fantasma, dimostra la propria fisicità mangiando davanti a tutti e lasciandosi toccare. La totale inesperienza di un fatto unico non consente a noi di definire la differenza, così come non ha consentito a chi l’ha visto di riconoscerlo immediatamente. Di qui le iniziali difficoltà dei due in cammino verso Emmaus, e il nostro interesse per la loro inattesa avventura. Noi siamo come i due discepoli: in ogni celebrazione eucaristica lo incontriamo vivo, lui è il Risorto! Nella fede lo vediamo e lui si manifesta inondandoci di quell’amore senza limiti dimostrato col sacrificare per noi la sua vita umana e col farci partecipi della sua storia divina.

Don Marco