XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO

DAL VANGELO SECONDO Marco 10,17-30

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 

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L

e motivazioni e il coraggio necessari per realizzare il regno di Dio sono il messaggio dominante delle letture di questa domenica. Il ricco del vangelo domanda come avere la vita eterna. Questo brano è posto tra gli insegnamenti di Gesù sulla sessualità (Mc 10,1-12) e quelli sul potere (Mc 10,41-45. L’attaccamento del cuore ad uno o a tutte queste cose ti fa perdere la testa, rende il cuore chiuso, ti isola, ti disumanizza. Il peggiore dei mali è diventare ricco perché l’avidità del denaro ti rende scostante, non ti fa vedere altro, la cupidigia fa perdere il senso della vita. Essa è la radice di tutti i mali. Chi ha già tutto o crede di avere ciò che gli serve per stare bene, piano piano perde la fede e si procura tanti tormenti. Per questo il ricco corre da Gesù. C’è qualcosa che lo tormenta, non gli da quiete. Senz’altro era già stato dagli scribi a chiedere consiglio. Gli avranno proposto la vita ascetica della perfezione morale: la preghiera, l’osservanza dei comandamenti, l’elemosina. Ma il giovane dopo aver fatto quelle cose ha ancora il cuore infelice. Ha dentro un sintomo di malessere, ha una malattia spirituale. Non gli manca nulla eppure non è contento. Che fare? Va da Gesù, anzi, corre. Corre e si getta ai piedi di Gesù, come l’indemoniato di Gerasa o il lebbroso. Come loro ha bisogno di essere liberato da qualcosa che ha dentro che lo tormenta. Gesù sembra seccato e lo richiama all’essenziale già stabilito da Mosè. Poi coglie in lui sincerità e passione nella richiesta cosicché lo prende in considerazione e gli fa una proposta come agli apostoli: condividere i suoi beni e seguirlo. Poteva fermarsi anche alla prima proposta come a Zaccheo: la condivisione dei beni. Sarebbe bastato quello per guarire il suo cuore inqueto. Ma il ricco non si è sentito di fare né l’una né l’altra cosa e se ne torna triste chiudendosi nel suo perbenismo personale. Gesù ripete che i ricchi non entreranno nel regno. E’ proprio il loro cuore avido che li blocca. L’uomo è fatto per guardare avanti: ha gli occhi sul volto e non dietro, proprio per guardare oltre. La persona è stata voluta dal creatore per essere un’aquila e volare alto: davvero, il cuore umano è rivolto al Signore, che è possibilità infinita e sempre nuova di bene e di luce.

Don Marco