VI DOMENICA DI PASQUA

Dal Vangelo Secondo Giovanni 14, 23-28

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”».

VI DO LA MIA PACE.

L

e parole che Gesù ci dice nel vangelo di oggi scendono nel cuore e ci consolano. Amare il Signore è la condizione necessaria per poterlo ascoltare e per osservare la sua parola. Il frutto è l’amore del Padre che entra nel nostro cuore e lì vi rimane. Avere l’amore del Padre in noi significa essere uomini e donne nuove, capaci di illuminare di bene la realtà che ci circonda. Gesù in un’altra occasione ebbe a dire con i farisei: “voi non avete l’amore di Dio in voi”. La durezza del cuore chiude le porte a Dio. La religione pura e senza macchia è proprio questa: credere e avere l’amore di Dio in noi, cioè fare spazio a Dio nella nostra vita, lasciare che Dio metta la sua dimora non solo tra di noi, ma anche dentro di noi. Santa Teresa d’Avila immaginava la propria anima come un castello, un castello interiore, con tante stanze. Una di queste, al centro del castello, era la più accogliente, la più calda e la più bella. Lei diceva che ognuno di noi possiede nel cuore questa stanza. Lì si accoglie Gesù, lo si fa accomodare e con lui si può conversare tanto. Essere in compagnia di Gesù: questa è la fede cristiana. Gesù vuole che i nostri riti, le nostre preghiere e le opere buone siano fatte con questa logica: crescere nell’amore. Chi non ama Gesù è indifferente alla sua Parola e ai suoi comandi, ma chi lo mette al centro della propria giornata e fa ogni cosa come fatta a lui, questi cresce in una prospettiva diversa, la sua speranza è diversa, i suoi ideali, la sua forza, il suo impegno è molto diverso. Non fa le cose per compiacere piuttosto perché ha il suo riferimento in Lui. La pace che porta Gesù non è semplicemente sopportazione paziente, ma costruzione di relazioni nuove, di incontro, dialogo. Solo il cuore rinnovato dall’amore di Cristo è in pace e porta la pace vera. Il Signore ci rende capaci di non rispondere con il male al male che ci viene fatto, ma addirittura capaci di amore fraterno anche verso il nemico.

Don Marco