Dal Vangelo di Matteo 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa
nei cieli».
BEATI VOI!
I
n Israele, su un’altura, in una località solennemente denominata oggi Monte delle Beatitudini, si leva un santuario a pianta ottagonale, con tanti lati quante sono le Beatitudini secondo il Vangelo di Matteo. Gli antichi pellegrini hanno desiderato identificare quel monte come fondale del primo dei cinque grandi discorsi pronunciati da Gesù in quel Vangelo, discorso detto appunto «della montagna». Si tratta del contrappunto rispetto al Sinai. Come da quella vetta era scesa la parola di Dio che diverrà la Tôrah, la Legge per eccellenza di Israele, così da questa cima parallela scende la parola il Cristo, che da compimento alla legge antica. Il termine beato non indica uno che “se la passa bene”, ma è una persona che è in una condizione nuova che s’incammina sulla strada indicata da Dio: la pazienza, la povertà, il servizio agli altri, la consolazione … Coloro che progrediscono in queste cose sono felici e saranno beati. Il «beato» cristiano è, dunque, colui che leva lo sguardo verso l’alto, verso l’eterno e l’infinito e ascolta un messaggio controcorrente. Si potrebbe quasi pensare allo stupendo finale del film di Charlie Chaplin, Il grande dittatore, quando il protagonista invita la dolce Anna a fissare il cielo dal quale scende la sua voce: «Anna, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi fiducia… Guarda in alto, Anna». Le Beatitudini sono i sentieri d’altura che ci conducono al Regno dei cieli. Fuor di metafora, un messaggio destinato a tutti. Il messaggio è indirizzato ai discepoli, ma all’orizzonte ci sono le folle, cioè tutta l’umanità. Gesù indica il modo nuovo di vedere per coloro che intraprendono il percorso della fede e si orientano a Gesù, il quale vive le Beatitudini prima di annunciarle. Egli inizia a insegnare una nuova legge: essere poveri, essere miti, essere misericordiosi… Questi “nuovi comandamenti” sono molto più che delle norme. Infatti, Gesù non impone niente, ma svela la via della felicità – la sua via – ripetendo otto volte la parola “beati”. Le Beatitudini di Gesù sono portatrici di una novità rivoluzionaria, diametralmente opposta al pensiero dominante.
Don Marco