SS. TRINITÀ

Dal Vangelo di Giovanni 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

LA TRINITÀ: LEGAME DI COMUNIONE

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i colpisce sempre tanto la solennità della SS. Trinità perché ci dice una realtà che fonda ogni cosa: a fondamento di tutto è posta una relazione, un legame. Ecco perché questo dogma non rimane solo teorica dottrina, ma mi porta tutta una sapienza del vivere. Il centro è la relazione: ecco perché la solitudine ci pesa e ci fa paura, perché è contro la nostra natura. Ecco perché quando trovi un’amicizia stai bene. “Un amico fedele è come un rifugio sicuro, e chi lo trova ha trovato un tesoro” così recita il Siracide (6,14). Oppure già Epicuro scriveva: “Di tutti quei beni che la sapienza procura per la felicità il più grande è l’acquisto dell’amicizia” (sentenze 27). Al cuore di ogni amicizia sta la relazione. In questo siamo ad immagine della Trinità. Lui è relazione, amicizia, vita insieme dove trabocca il bene e l’amore più profondo e puro. Nella Trinità è posto lo specchio del nostro cuore profondo e del senso ultimo dell’universo. Nel principio e nella fine, origine e vertice dell’umano e del divino, è il legame di comunione. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio… In queste parole Giovanni racchiude il perché ultimo dell’incarnazione, della croce, della salvezza: ci assicura che Dio in eterno altro non fa’ che considerare ogni uomo e ogni donna più importanti di se stesso. Dio ha tanto amato… (Tutti abbiamo bisogno di molto amore per vivere bene). …da dare il suo Figlio: nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con un altro verbo concreto, pratico, forte, il verbo dare (non c’è amore più grande che dare la propria vita…). Amare non è un fatto sentimentale, non equivale a emozionarsi o a intenerirsi, ma a dare, un verbo di mani e di gesti. Dio non ha mandato il Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato. Salvato dall’unico grande peccato: la mancanza di amore. Essa ci inaridisce e rende duro il cuore. Da qui nasce l’infelicità. Quello che spiega tutta la storia di Gesù, quello che giustifica la croce e la Pasqua non è il peccato dell’uomo, ma l’amore per l’uomo.

Don Marco