Domenica delle Palme: Passione del Signore  

Dal Vangelo di Marco 14,1 – 15,47

Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

VERAMENTE ERA IL FIGLIO DI DIO!

Oggi il vangelo ci narra degli ultimi momenti della vita di Gesù sulla terra. E’ il Vangelo della Passione cioè di un Dio tanto appassionato per l’umanità da dare la sua vita per noi. Lui ama sempre con grande passione e tenerezza! Egli non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva! Gesù entra in Gerusalemme e la gente lo accoglie festosa con canti e acclamazioni. Si percepisce quasi l’affetto del popolo per lui. Ma dura poco. Purtroppo come accade spesso il popolo viene manipolato e manovrato da chi ha potere e ben presto l’acclamazione si trasforma in urla sguaiate contro Gesù fino a chiederne la morte. E’ bastato sobillare la folla e subito le cose sono cambiate: l’affetto si trasforma in odio. Persino Pilato chiede meravigliato: ma che male vi ha fatto? Ma il popolo e le autorità chiedono la morte di Gesù ed egli viene torturato, frustato, sputacchiato, dileggiato disprezzato. Imbocca ferito e dolorante la strada per il Golgota. Gesù è innocente ma viene condannato, Barabba è colpevole ma viene rilasciato! La profezia è compiuta: Gesù si carica delle nostre colpe. Gesù sale sulla croce in silenzio. Questo silenzio è molto eloquente perché arriva all’apice con le ultime parole, forse sussurrate di Gesù: “Tutto è compiuto!” Come a dire: “ non più sarà come prima”. La nuova era è cominciata perché l’amore ha vinto l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono. La salvezza di Cristo potrà giungere a tutti gli uomini di buona volontà. La prima professione di fede è del centurione romano: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio”, a riprova che nessuno sarà escluso. Quando egli spira, rimettendo, in un atto di suprema obbedienza e di suprema fiducia, il suo spirito al Padre – in quel momento qualcosa è cambiato nel nostro cuore. Anche la nostra voce acquista la capacità di confessare, di credere, di riconoscere in quest’uomo torturato, ucciso, inerme, impotente, il vero figlio di Dio. In questa settimana della Passione siamo invitati a passare un po’ di tempo per contemplare la croce, restando a lungo a guardarla ripetendo le stesse parole del centurione: “Veramente tu sei il Figlio di Dio!”

Don Marco