III Domenica di Quaresima C

Dal Vangelo secondo Luca 13, 1-9

In quel tempo, diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

DIO VUOLE CHE NESSUNO PERISCA!

Il brano di questa domenica ci presenta la parabola del fico sterile: Questa ci aiuta a leggere la nostra storia alla luce di quella di Gesù. La parabola è trasparente. Il Padre e il Figlio si prendono cura dell’uomo e si attendono che egli risponda al loro amore. Ma come il fico è sterile, così l’uomo a volte non da frutti di conversione. Ma Dio accorda una proroga all’uomo e prodiga la sua cura perché fruttifichi e non venga tagliato. Il “quest’anno” indica tutti gli anni e i secoli delle generazioni che verranno. E’ l’anno della pazienza e della misericordia di Dio: “Egli usa pazienza verso di noi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiamo modo di pentirci”. Ma non dobbiamo fare come gli “empi che trovano pretesto alla loro dissolutezza nella grazia di Dio”. Non ci si deve prendere gioco della ricchezza della bontà di Dio, della sua tolleranza e della sua pazienza, ma riconoscere che la bontà di Dio ci spinge alla conversione. La parabola termina con l’assicurazione data al padrone della vigna: il vignaiolo si prenderà cura della pianta e le farà opportuni trattamenti per offrirle la possibilità di produrre frutti. La parabola, tuttavia, non intende affermare che dopo quest’ultima possibilità offerta di fruttificare, la pazienza di Dio si esaurisca e non accordi altri rinvii. Si propone non di indicare i limiti della misericordia di Dio, ma di affermare con chiarezza che Egli, nella sua bontà, accorda a tutti il tempo per accogliere il suo invito alla conversione (dal sussidio di quaresima pagg. 15-16).
Convertirsi è credere a questo Dio, non al padrone che minaccia morte, ma al contadino fidente che si prende cura di quella zolla di terra che è il mio cuore. Dio si fida di me, io mi fido di Dio. In questo incontro di fedi, da un raddoppio di fiducia nasce la salvezza. Salvezza è portare frutto, per altri. Come il fico che, se vive solo per sé, non vive. Che, per vivere, deve dare, per la fame e la gioia d’altri, un frutto che permetta ad altri di gustare la vita e di maturarvi i propri frutti buoni.

don Marco