Perché celebrare il giovedì santo?

Sacerdozio e carità sono strettamente collegati con il sacramento dell’Eucaristia, in quanto creano la comunione fraterna e indicano nel dono di sé e nel servizio il cammino della Chiesa. Gesù lava i piedi ai suoi: è un gesto di amore. Non comanda di ripetere un rito, ma di fare come lui, cioè di rifare in ogni tempo e in ogni comunità gesti di servizio vicendevole — non standardizzati, ma sgorgati dall’inventiva di chi ama — attraverso i quali sia reso presente l’amore di Cristo per i suoi («li amò sino alla fine»). Per questo ogni gesto di amore diventa  «sacramento». Partecipare consapevolmente all’Eucaristia, memoriale dei Sacrificio di Gesù, implica avere per il corpo ecclesiale di Cristo quel rispetto che si porta al suo corpo eucaristico.  La presenza reale del Signore morto e risuscitato nel pane e nel vino su cui si pronuncia l’azione di grazie (cf seconda lettura), si estende, sia pure in altro modo, alla persona dei fratelli, specialmente dei più poveri (cfr tutto il contesto della 1 Cor 11). «In questo grande mistero tu (o Padre) nutri e santifichi i tuoi fedeli, perché una sola fede illumini e una sola carità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra» (prefazio della ss. Eucaristia II). Chi dunque fa discriminazioni, chi disprezza gli altri, chi mantiene le divisioni nella comunità «non riconosce il corpo del Signore». La sua non è più la Cena dei Signore, ma un rito vuoto che segna la sua condanna. Invidie, gelosie, giudizi e pregiudizi, divisioni, chiacchericci, voglia di protagonismo, dividono la comunità. All’interno della comunità, i rapporti reciproci sono valutati in chiave di servizio e non di potere, e trovano la loro più perfetta espressione nel momento dell’azione eucaristica. Chi  «presiede» la comunità e ne è responsabile, presiede anche l’Eucaristia: la raccoglie nella preghiera comune, come la unisce nelle diverse attività della parola e dell’aiuto reciproco. L’esempio possiamo prenderlo dalla breve vita di Carlo Acutis  verrà canonizzato il 27 aprile 2025. E’ un campione d’amore per l’eucaristia e giovanissimo impegnato nelle opere di carità. Era un ragazzo di 15 anni. nato nel 1991 e morto nel 2006. Carlo pregava quotidianamente il Rosario e partecipava alla Messa ogni volta che poteva. Il suo amore per l’Eucaristia ispirò una profonda conversione nella madre. 

(Don Marco, dall’omelia del giovedì santo 2025)