Dal Vangelo Secondo Luca 19,28-40
In quel tempo, quando Gesù fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, Gesù salì su un puledro. Mentre egli avanzava, la gente stendeva i mantelli sulla strada e pieni di gioia, lodavano Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:
«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!»
Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».
LA FOLLIA D’AMORE DELLA CROCE.
L
uca racconta il suo Vangelo come un unico viaggio di Gesù verso Gerusalemme e adesso sta per raggiungere la meta per compiere la volontà del Padre. Gerusalemme è il punto di arrivo della sua vita, ma anche il punto di partenza di una storia tutta nuova di cui noi facciamo parte. A Gerusalemme si compie la pagina più sconvolgente della storia della salvezza! L’innocente, il Dio-uomo è salito sulla croce, inchiodato dalle nostre colpe! E’ salito là dove avremmo dovuto salire noi, gli unici ad averlo meritato. Ed invece è salito lui, l’unico a non averlo meritato! Gratuità assoluta; follia della croce, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani. E allora guardiamola un po’ questa follia. Gesù, il Dio-uomo, poteva salvarci con un sorriso, un gesto, una parola. Ogni suo atto, anche il più piccolo, aveva un valore infinito perché era la sua natura umana che agiva, ma a meritare era il suo io divino. Perciò non era necessario salire in croce per salvarci, bastava molto meno! Non era necessario, quindi è stato gratuito! Follia divina. Solo un Dio-uomo dà tutto il suo sangue per salvarci, quando sarebbe bastato molto meno. Se Gesù ci avesse salvato con un sorriso, ci avrebbe salvati veramente, ma non avrebbe dato tutto. Ha voluto dare la sua vita, ha voluto spargere il suo sangue fino all’ultima goccia. Ha voluto dare tutto. Dio dà sempre tutto. Se Dio l’Altissimo non avesse sacrificato il suo Figlio ci avrebbe salvati veramente, ma non avrebbe dato l’Unigenito della sua stessa sostanza, il prediletto, lo splendore della sua Gloria! Il figlio di Abramo l’aveva risparmiato, il suo no! Per noi ha dato tutto. Follia di un Dio che per amore dell’uomo fa pazzie. A questo punto non chiediamoci perché Dio permette il male, il dolore, la sofferenza e la morte, ma guardiamo la Croce! Possiamo ancora dire che Dio si è sottratto al dolore più straziante, alla sofferenza più atroce, alla persecuzione del potere delle tenebre e alla morte più spaventosa? Possiamo ancora dirlo? A questo insondabile mistero di iniquità non c’è risposta, ma guardando la croce sparirà la domanda. Mistero di dolore e d’Amore.
Don Marco