V DOMENICA DI PASQUA

Dal Vangelo Secondo Giovanni 13, 31-35

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

SIATE FUOCO D’AMORE NEL MONDO !

«V

i do un comandamento nuovo, che vi amiate come io vi ho amato»: una di quelle frasi che diventano parole eterne. Perché Gesù dice nuovo quel comando che percorre tutta la Bibbia, fino ad abbracciare anche i nemici: «Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere» (Prov 25,21)? La legge tutta intera è preceduta da un «sei amato» e seguita da un «amerai». «Sei amato», fondazione della legge; «amerai», il suo compimento. Comandamento non significa un obbligo, ma il fondamento del destino del mondo e della sorte di ognuno. Papa Francesco ci ricorda che ci salveremo solo insieme custodendo il più prezioso dei valori: la fraternità. Essere amato da Dio non è un premio per la mia buona condotta, ma un dono senza perché. Come una rosa: fiorisce perché fiorisce. L’amore di Dio è la rosa senza perché, Lui ama perché ama, è la sua natura. Il nostro dramma è non renderci conto che siamo immersi in un oceano d’amore. Gesù non dice amate quanto me, il confronto ci schiaccerebbe. Ma: amate come me. Non basta amare, potrebbe essere anche una forma di possesso e di potere sull’altro, un amore che prende e pretende, e non dona niente; esistono anche amori violenti e disperati, tristi e perfino distruttivi. Gesù invece è il modello di come si ama: egli ama di «combattiva tenerezza» (Evangelii gaudium), a volte coraggioso come un eroe, a volte tenero come un innamorato o come una madre, che non si arrende, non si rassegna di perdere una pecora, invece la insegue per rovi e pietraie e trovatala se la carica sulle spalle, teneramente felice. Amore che non è buonismo: a Gesù non va proprio bene l’ipocrisia dei sepolcri imbiancati. Se un potente aggredisce un piccolo, un bambino, un povero, Gesù tra vittima e colpevole sta con la vittima. Gesù ci dice ancora una volta: amatevi gli uni gli altri. Vuol dire: nella reciprocità, guardandovi negli occhi, faccia a faccia. Non si ama l’umanità in astratto; si ama questa persona, questo straniero, questo volto. Si amano le persone ad una ad una. Siamo tutti mendicanti d’amore, di una felicità che si pesa sulla bilancia preziosa del dare e del ricevere amore. Gesù ci insegna che la vera testimonianza sta proprio lì: saremo riconosciuti come suoi discepoli se avremo amore gli uni per gli altri. San Giovanni Paolo II diceva ai giovani: “”Se sarete quello che dovete essere, metterete a fuoco tutto il mondo”.

Don Marco