XIII Domenica del Tempo Ordinario

Dal Vangelo di Matteo 10,37-42

Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto».

ESSERE DEGNI DI GESU’

D

a Gesù, i suoi imparano che la vita non appartiene a loro. È valso per i discepoli che hanno vissuto con Gesù sulla terra circa duemila anni fa, vale per noi, discepoli di oggi. E così, si vive lasciando a Dio la regia della nostra esistenza. Mettere LUI al primo posto nella logica del dono che Lui ha fatto di sé sulla croce, significa ricollocare ogni cosa al posto giusto secondo l’ordine del Vangelo e del discepolato. Essere degni di Gesù, come si legge nel Vangelo di questa domenica, è mettere ordine negli affetti e disporsi a fare della propria vita un dono, proprio come ha fatto Gesù. Fare dono di sé non è il gesto eroico che può capitare oppure no, ma è il quotidiano e concreto impegno di attenzione all’altro: un’attenzione semplice, delicata, fatta di piccole cose, come il dare un bicchiere d’acqua. Quanti “bicchieri d’acqua” il Signore ci mette nelle condizioni di dare ogni giorno? I bicchieri d’acqua che doniamo agli altri hanno dignità di dono e meritano una ricompensa. Il Signore con noi non è distratto e vede persino i capelli del nostro capo! (Mt 10,30). Non solo: bisogna riconoscere le piccole seti di un semplice bicchier d’acqua e accoglierle come occasione per allenare la nostra vocazione di discepoli, e questa è una prospettiva totalizzante che non è fatta di cose eccezionali, ma di un’attenzione continua alle occasioni che Dio pone sulla nostra strada; siamo impegnati a stare con un’attenzione profonda e costante alle intuizioni di bene che lo Spirito Santo suscita in noi, e in questo modo a lasciare che sia Lui il regista della nostra vita, con la nostra disponibilità e libertà che ci fa gustare il Vangelo e modella la nostra esistenza su quella del Buon Pastore, Gesù Cristo.

Don Nicola