Vangelo di Marco 7, 31-37
Gesù passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano».
GESÙ SANA LE FERITE DEL CUORE E DELL’ANIMA
Gesù è in Galilea. Strano vero? Dovrebbe essere tra i credenti e praticanti giudei. A Gerusalemme. Invece no. Il luogo più frequentato da Lui è la Galilea delle genti, cioè dei pagani, dei miscredenti, molto disprezzati dai pii ebrei. Gesù comincia da lì, dagli ultimi, dai non credenti. Forse sono i più aperti alla proposta? Non lo sappiamo, ma lo stile di Gesù è sempre quello: privilegia la fragilità, la povertà morale e materiale. Anche la mancanza di fede è una povertà. Forse una delle più grandi. Gesù ce lo ricorda. Ma egli è venuto proprio per questo: colmare ogni vuoto, guarire le fragilità, arricchire chi è povero. Egli ama sanando le ferite le cuore, che sono più difficili da guarire, perché esigono l’apertura di cuore. Egli si ferma solo davanti alla “sclerocardia”, cioè alla durezza del cuore che porta all’insensibilità e all’indifferenza. Si ferma e non agisce perché rispetta la libertà di ognuno, anche quella di sbagliare. Il sordomuto in qualche modo simboleggia la mancanza di ascolto (la sordità) e la mancanza di comunicazione (il vuoto interiore, il cuore misero). Gesù lo prende in disparte e lo “ricrea” come uomo nuovo, capace di cogliere la grandezza di Dio e necessità del prossimo. Ecco: l’uomo nuovo è la persona che ama, che è positiva, che ha un cuore traboccante di bontà e di ogni virtù. Gesù dice al sordomuto: “apriti” , ma lo dice anche a te e a me. Apriti al suo amore, ad una relazione più profonda di amore con Dio e al fratello. Non pensare solo a te stesso! Mettiti al servizio umile e discreto della comunità. Noi siamo fatti per il cielo, non per le cose effimere. Gesù emette un sospiro cioè dona il suo “Spirito che è Signore e dà la vita”. Mette se stesso (la saliva e le sue dita) per dire: “è attraverso la concretezza che passa il mio amore”, perché “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno di Dio, ma chi fa la volontà del Padre”. Infine, Gesù non voleva che il miracolo fosse divulgato perché egli non voleva essere riconosciuto Messia dai miracoli, ma solo dal suo immenso amore per noi.
Don Marco