Nell’Antico Testamento si parla della preghiera offrendo sacrifici per i defunti perché “siano assolti dai loro peccati”; questo a proposito di soldati morti in battaglia tra le cui vesti erano stai trovati oggetti rubati. (2 Maccabei 12,45). La Chiesa però fin dagli inizi ha sempre favorito la preghiera in suffragio dei defunti come espressione di un legame d’affetto nella fede che ci lega a quanti sono morti. Se Dio è amore e con Lui c’è un legame d’amore, una volta morti, la nostra anima è avvolta nella luce della vita eterna e noi per primi vorremo essere purificati se è necessario. Con la morte i giochi sono fatti. Però chi è vivo può aiutare (= suffragare) i defunti in eventuale purificazione nell’aldilà in quella dimensione che la tradizione cattolica chiama “Purgatorio”. Come? L’azione più grande ed efficace però è la Messa nella quale Gesù unico mediatore intercede presso il Padre celeste per i viventi ed i defunti. Egli che ha affrontato e vinto la morte ed è il Vivente. Egli ha preso su di sé tutti i peccati, di tutti gli uomini, viventi o defunti che siano. Ogni Messa è sempre il rinnovarsi della Pasqua di Morte e Resurrezione di Gesù Cristo. In Lui, spiritualmente, ci mettiamo in relazione con i nostri cari viventi o defunti. L’offerta che si da per la Messa è, infine, un modo per esprimere la propria gratitudine e compiere un atto di carità cristiana destinando dei soldi per aiutare il sacerdote, per le opere della Parrocchia, per i poveri, sempre per il bene delle persone defunte: “non fiori ma opere di bene” si dice popolarmente.