Vª Domenica di Quaresima C

Dal Vangelo secondo Luca 8, 1-11

In quel tempo, Gesù si sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Ma Gesù si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

LO SGUARDO DELLA MISERICORDIA.

In questo racconto evangelico non si incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore. Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata. La miseria del peccato è stata rivestita dalla misericordia dell’amore. Nessun giudizio da parte di Gesù che non fosse segnato dalla pietà e dalla compassione per la condizione della peccatrice. A chi voleva giudicarla e condannarla a morte, Gesù risponde con un lungo silenzio, che vuole lasciar emergere la voce di Dio nelle coscienze, sia della donna sia dei suoi accusatori. I quali lasciano cadere le pietre dalle mani e se ne vanno ad uno ad uno. E dopo quel silenzio, Gesù dice: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». In questo modo la aiuta a guardare al futuro con speranza e ad essere pronta a rimettere in moto la sua vita; d’ora in avanti, se lo vorrà, potrà “camminare nella carità”. Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente.
“Questo brano ci ricorda che anche noi siamo peccatori e, in quanto tali, ci ritroviamo a occupare il ruolo della adultera. Solo che a giudicarci non troviamo scribi e farisei ma troviamo Dio, il quale ci giudica con lo stesso metro usato da Gesù con l’adultera: “«Donna, dove sono?», le dice Gesù. E basta questa constatazione, e il suo sguardo pieno di misericordia, pieno di amore, per far sentire a quella persona – forse per la prima volta – che ha una dignità, che lei non è il suo peccato. Lei può cambiare vita, può uscire dalle sue schiavitù e camminare in una strada nuova. Il riconoscimento della dignità di persona dona a lei, e a ciascuno di noi, la speranza nel proprio futuro.

(dal sussidio di Quaresima, Pellegrini di Speranza, pag. 25)